Aiutaci a sostenere il Blog

lunedì 2 gennaio 2012

Punta Licosa


L'isola di Licosa rappresenta il sito naturale più caratteristico del territorio comunale con i suoi limpidi fondali e con le sue pericolose secche. Sin dall'antichità è stata testimone di numerose tragedie del mare, essendo un luogo di transito dei commerci marittimi con la Grecia antica. Nei suoi pressi si sono verificati numerosi affondamenti che hanno lasciato sul fondo alcune navi romane dell'età imperiale con tutto il loro carico di anfore per il trasporto dell'olio e del vino, oltre a vari oggetti di vasellame. Nelle sue acque sono visibili i resti sommersi dell'omonima città greco-romana, specialmente quelli di un'antica villa romana e di una vasca per l'allevamento delle murene. Sull'isoletta oltre ai reperti di epoca greco-romana (come una lastra con un'epigrafe dedicata a Cerere, un mosaico d'epoca romana e vari oggetti domestici d'uso comune), svetta il faro e il rudere della casa del guardiano del faro. L'isola, come tutta la zona, è pervaso dal mito delle sirene. Si crede che il nome di Licosa derivi dalla sirena Leucosia, che, secondo autori come Strabone e Plinio, qui abitò e qui fu sepolta dopo che si gettò in mare. Anche Omero nell'Odissea accenna a Leucosia, una delle sirene che con Ligea e a Parthenope incontra Ulisse e il suo equipaggio. L'eroe greco, conoscendo la fama delle sirene che adescano i naviganti con il canto, sfugge al loro malefico intento con uno stratagemma. Le ninfe beffate e in preda all'ira si gettano in mare per raggiungere la nave di Ulisse ma, soffocate dalle lacrime e dallo sforzo, annegano tra i flutti. I loro corpi senza vita portati dalle onde approdano in luoghi diversi del litorale: Partenope a Napoli, Ligea in Calabria e Leucosia a Castellabate. Si racconta, inoltre, che sull'isoletta ci fosse anche un tempio dedicato proprio alle sirene (a Leucotea). Ma siccome l'isola di Licosa un tempo era collegata all'omonimo promontorio prima del suo inabissamento nel IV secolo a.C. si ritiene che all'epoca omerica l’isola delle sirene fosse la poco lontana "Secca di Vatolla" (cosi denominata perché da lì è possibile osservare il paese di Vatolla), profonda circa sei metri. Altri autori, come il grammatico latino Sesto Pompeo Festo, sostengono che il nome Licosa sia dovuto ad una cugina o una nipote di Enea sepolta sull'isoletta (Leucosia insula dicta est a consobrina Aeneae ibi sepulta)